Wine…not? Incontra Alessia Cassano

Cantine Polvanera, il cui nome deriva dal colore scuro della terra che circonda la cantina, nasce nel 2005 con l’idea di lanciare il Doc Gioia del Colle. Il punto di forza della famiglia Cassano è quello di aver mantenuto 5 ettari di primitivo, oltre alle colture di aglianico, aleatico, fiano minutolo, falanghina e moscato bianco, che danno vita a un’ampia gamma di vini. Abbiamo intervistato Alessia, figlia del proprietario ed enologo di Cantine Polvanera, Filippo Cassano, ospite al Gran Caffè Ristorante Tito Schipa, Venerdì 28 Aprile 2017, al Wine…Not? percorso gastronomico che l’ ha vista protagonista insieme ala sua prestigiosa etichetta.

Alessia, tu rappresenti l’ultima generazione dell’azienda Polvanera, raccontaci la storia di questa straordinaria realtà?

Cantine Polvanera è un’azienda giovane fondata nel 2005 da Filippo, mio padre, dopo una lunga tradizione di famiglia che ha radici nella viticoltura da decenni. La nostra azienda è ubicata tra Acquaviva delle Fonti e Gioia del Colle, dove abbiamo voluto puntare sull’autoctono sfruttando le peculiarità di questa straordinaria Terra che ha dato la luce al meraviglioso “Primitivo”, che ha conosciuto dodici anni di successi ormai esportato all’estero: Stati Uniti, Germania, Belgio, Canada e Cina.

Il segreto di questo grande successo?

Abbiamo creduto nelle potenzialità della nostra Terra.

Alessia, notoriamente quando si parla di Primitivo si pensa subito a Manduria, dunque, ti chiedo quali le differenze che vi contraddistinguono?

Innanzitutto il terreno, poi il clima ed infine il sottosuolo. Gioia del Colle sorge sull’altopiano delle Murge a 365 metri sul livello del mare a differenza di Manduria che è a 79 metri, differenza  che determina vini strutturalmente diversi. E infine, ciò che caratterizza un vino e lo differenzia dagli altri è la lavorazione in cantina e soprattutto il materiale delle botti che viene utilizzato, il legno o l’acciaio.

Voi che materiale usate e perchè?

Cantine Polvanera sin dall’inizio ha utilizzato solo l’acciaio, perché è un materiale neutro.  Nell’acciaio nascono e maturano i vini, dove gli aromi e i profumi si definiscono, a differenza del legno che condiziona fortemente i sapori. Inoltre nelle botti di acciaio si riesce meglio a controllare la temperatura ed infine, dal momento che l’acciaio è facile da sterilizzare, non richiede l’utilizzo di prodotti chimici nel pieno rispetto della cantina biologica.

Oggi si parla tanto di “Biologico” un ambito che trova ampi consensi anche nel vino?

Il vino biologico incontra una fetta di mercato molto attenta a questo settore.  Il vino biologico e i vini naturali sono il frutto di un approccio che privilegia il rapporto con la natura e i più attenti a queste nuove produzioni sono propri i giovani.

Alessia,  a proposito di giovani, questi come si approcciano al mondo del vino?

Ultimamente sempre più giovani si avvicinano al mondo del vino e la loro è sana curiosità, il vino, dunque, non è solo divertimento e trasgressione ma il vino come l’arte, la musica e la natura è il simbolo per eccellenza della convivialità e dello stare insieme.

Alessia, sei una ragazza giovanissima, sicuramente hai tanti sogni nel cassetto, vuoi svelarcene qualcuno?

Innanzitutto, non ci fermeremo nella scoperta di altre varietà di vigneti, un obiettivo è quello di produrre con vigneti autoctoni vini spumanti. Mentre il mio sogno è quello di coltivare un vitigno biodinamico. L’uva coltivata in modo biodinamico, raggiunge degli standard qualitativi insuperabili. L’agricoltura biodinamica si basa sull’idea della natura in equilibrio. Nella biodinamica è fondamentale la cura delle risorse naturali e degli esatti processi vitali come risultato dell’agire insieme di forze terrene e cosmiche.

Grazie Alessia

 

 

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